lunedì 12 settembre 2016

TE LO DO IO HELMUT NEWTON

 
C'è tutta un'italietta della fotografia convinta che per fare cultura fotografica basti organizzare qualche grande mostra di un classico del '900. Ora, con tutto il rispetto per i cosiddetti classici del '900 che io amo molto, ritengo che al di là di avere il merito di aver trovato i finanziamenti per fare la mostra, perchè di questo si tratta e non posso certo dargli un premio per la trovata più geniale all'organizzatore di turno, queste cose non servono ad altro che fare un po' di passerella autoreferenziale e, magari, guadagnare qualche soldo, cosa del tutto lecita.
Ma la cultura è altra cosa, è fare creazione culturale, vivere un dialogo aperto con le problematiche sociali e politiche del nostro tempo, avere il coraggio di andare oltre i soliti clichès, fare la mostra di un Newton, o di un Salgado o McCurry è solo business e passerelle.Senza nulla togliere al passato notevole, oggi sono diventati fotografi troppo alla moda, patinati, buoni per calendari, spettacolo mediatico mediocre e noioso. Certo, grandi mostre utili al grande pubblico, ma certi curatori le hanno fatte diventare passerelle mondane e omologate per la borghesia locale un po' annoiata. Certi curatori hanno trasformato questi autori in prodotti di stagione, qualcosa alla moda, approfittando dell'ignoranza di un pubblico super tecnologico e neoanalfabeta.
Cultura è fare tentativi, osare, fare ricerca, innovazione, andare oltre i Newton, i Mapplethorpe e gli Avedon senza nulla togliere a loro.
Buttare discredito, per esempio, su quello che succede nei piccoli centri del sud ( come ha fatto in questi giorni uno di questi “ vescovi”della fotografia italiana durante un simpatico diverbio che abbiamo avuto a proposito della mostra di Newton e facendo finta di ignorare che le cose più interessanti nel mondo della fotografia e non solo, avvengono nei piccoli centri del sud,come Arles ,Perpignan, Sanary, Catania,Getxo e che poi fanno scuola per i grandi centri come Milano...) e parlo del sud Italia, la Sicilia in particolare, denota non solo presunzione ma anche miope arroganza.Ma l'arroganza non paga, la presunzione nemmeno e certi personaggi farebbero bene a guardarsi meno il proprio ombellico e magari uscire di casa più spesso.
Fare cultura significa misurarsi con quello che sta succedendo intorno e dialogare, non imbalsamarsi alla “ ripetizione dell'uguale” come ci diceva Flusser già 30 anni fa.

Ripetersi è noioso, ripetersi è soddisfare i gusti banali della piccola inutile borghesia, Sanremo si ripete, Miss Italia anche.

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